Edited by
Andrea Ranieri Palma
MARKETING
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Dal 2016 ad oggi, il numero di siti web online è raddoppiato, per un totale di 1,8 miliardi (ad inizio del 2016 erano poco meno di un miliardo). Ciò ha determinato un rapido aumento di pagine web irrilevanti, per contenuto e per intento, decretando un effetto deleterio sulla nostra capacità di trovare informazioni credibili in un lasso di tempo breve.
Per questo motivo, negli ultimi anni, l’acronimo SEO è diventato sempre più popolare. Sul web spopolano video e articoli di guru che, spesso per diverse migliaia di dollari, dispensano consigli e concepiscono strategie per aziende di diverse dimensioni, disposte a tutto pur di aumentare il traffico indirizzato sul proprio sito web.
SEO è un acronimo che sta per “Search Engine Optimization”, la cui traduzione letterale è “ottimizzazione per motore di ricerca”. Con tale acronimo, si intende l’insieme di pratiche e strumenti atti a migliorare l’esposizione e la visibilità di un sito web in risposta ad una “query” (richiesta) di ricerca pertinente una parola o frase inserita dall’utente.
Il risultato di tale “richiesta” è una SERP (Search Engine Results Page): letteralmente una pagina contenente i risultati di ricerca relativi ad una determinata parola o insieme di parole.
Ultimamente Google, che detiene una posizione, di fatto, monopolistica sul mercato dei motori di ricerca, è diventato il riferimento tecnologico principale sottostante tale acronimo, imponendo così uno standard per la definizione delle azioni e degli strumenti più redditizi e performanti da usare.
Come tutti gli aspetti tecnici che riguardano lo sviluppo e la manutenzione di un sito web, anche le pratiche di SEO sono avvolte da una coltre di mistero, spesso misto a timore reverenziale. Ciò accade per diversi motivi: uno di questi è principalmente la natura squisitamente tecnica di queste operazioni, seguita dalla scarsa accessibilità al codice sorgente di un sito web, che ne determina la difficoltà di implementazione.
Come risultato, il web è inondato di siti indicizzati in maniera sommaria, o addirittura privi di qualsivoglia accorgimento per migliorarne l’esposizione e la visibilità sui motori di ricerca. Il tutto, a discapito della qualità del traffico web che un sito è in grado di ricevere, impoverita dalla posizione nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca che spingono sempre di più verso il basso i siti web che non rispettano determinate caratteristiche conformi agli standard.
Dunque, noi del team SEO di Fontoso abbiamo deciso di scrivere questa breve guida, con 5 consigli che miglioreranno la performance SEO di qualsiasi sito a cui vengano applicati:
Ogni sito web propriamente indicizzato, è costruito su fondamenta solide conferite dai contenuti testuali. I motori di ricerca, infatti, “esaminano” la struttura HTML di ogni sito, e ne classificano la performance in base ai contenuti testuali ed in particolare alle parole chiave utilizzate all’interno di essi.
Questi algoritmi sono chiamati “web crawlers” e sono, in parte, responsabili del punteggio, e dunque del posizionamento, di un sito web rispetto agli altri risultati all’interno di una determinata ricerca.
Dunque, è estremamente importante identificare un insieme di parole chiave che descrivano al meglio il proprio business in modo da poter curare la stesura dei contenuti testuali in maniera dettagliata e conforme agli obiettivi commerciali da raggiungere.
Il nostro consiglio è di monitorare i siti web della concorrenza che risultano tra i primi risultati di una pagina di ricerca coerente con la propria attività, analizzarne i contenuti, identificandone le parole chiave, per poi calibrare la stesura dei propri contenuti in maniera tale da utilizzarne il maggior numero seppur all’interno di contenuti unici e funzionali al proprio scopo commerciale.
Per velocizzare questo processo, è possibile utilizzare software a pagamento (come SEMrush o Seozoom), oppure lo strumento gratuito di ricerca delle parole chiave, fornito da Google.
Tuttavia, è utile ricordare che siti web su cui compaiono contenuti testuali ottenuti (o meglio dire copiati) da altre fonti (prive di citazione), vengono incredibilmente penalizzati dai motori di ricerca, oltre al fatto che costituiscono un evidente plagio di materiale elaborato da altre persone, che in caso di segnalazione pubblica, consisterebbe in un danno d’immagine altresì evitabile. Dunque, ne sconsigliamo fortemente la pratica.
In un sito web, all’interno di ogni file HTML, è presente una sezione che ne determina alcune caratteristiche tecniche e funzionali di fondamentale importanza. Una di queste è costituita dall’insieme di “meta-tags” contenute al suo interno. Di seguito, vi elenchiamo le più importanti:
- Il titolo
Il titolo è ciò che segnalerà al motore di ricerca, la natura del contenuto della pagina. Il nostro consiglio è di strutturarlo come da esempio, antecedendo le due principali parole chiave al nome della propria azienda (per la home page). É importante che ogni pagina di un sito web abbia un titolo univoco. La lunghezza consigliata è compresa tra i 50 ed i 60 caratteri.
- Descrizione della pagina
La descrizione sarà utile al motore di ricerca per approfondire la natura del contenuto della pagina web di riferimento. Una buona descrizione conterrà le principali parole chiave, possibilmente non ripetendole, e sarà lunga tra i 50 ed i 160 caratteri circa.
- Viewport
In un mondo in cui si naviga sempre di più dal proprio smartphone, questa tag è diventata cruciale per ottimizzare la visualizzazione del proprio sito web su dispositivi mobili. Per ulteriori informazioni a riguardo, potete visitare questa pagina, in cui gli esperti sviluppatori di Google dispensano utilissimi consigli sui viewport più diffusi.
I meta-dati strutturati, in inglese structured data, sono informazioni inserite nel codice HTML di ogni pagina di un sito web al fine di fornire dati aggiuntivi sul dominio su cui è hostato il sito web cui si riferiscono e sulle pagine che lo compongono. Queste informazioni sono particolarmente utili per consentire ai crawler dei motori di ricerca semantici di classificare correttamente i contenuti presenti sulla pagina.
Queste informazioni sono spesso incluse tra le tag nella forma di uno script in formato JSON-LD. Tale script può essere incluso all’interno delle tag preferibilmente all’inizio delle stesse.
Per avere più informazioni riguardo i campi con cui popolare questo file, l’associazione open source schema.org ha provveduto a fornire utili indicazioni riguardo gli attributi da esplicitare per ciascuna tipologia di pagina cui si desidera applicare i meta-dati strutturati.
In particolare, ne consigliamo fortemente l’utilizzo di meta-dati strutturati per la homepage, per le pagine contenenti articoli di blog e quelle contenenti le descrizioni dei servizi e/o prodotti offerti dalla propria azienda e/o organizzazione.
Coerentemente con l’evoluzione e la rinnovata importanza strategica dei social media, alle solite meta-tags si sono aggiunte le tags Open Graph, protocollo standard utilizzata da piattaforme come Twitter, Facebook e Whatsapp per popolare le anteprime di condivisione di un link.
Come per le controparti classiche, vi elenchiamo le tags Open Graph più utilizzate:
La proprietà “site” suggerisce il nome del sito, spesso riflettendo la parola chiave utilizzata per il dominio del sito web in questione.
La proprietà “title” indica il titolo univoco della pagina in cui è inserita.
La proprietà “description” descrive in breve (tra i 50 e i 160 caratteri) il contenuto della pagina in cui è inserita.
La proprietà URL suggerisce alla piattaforma l’URL di destinazione dell’anteprima di condivisione. Ciò può essere molto utile per mascherare URL molto lunghi, altresì eccessivamente lunghi per essere utilizzati.
La proprietà “image” indica alla piattaforma il percorso per raggiungere la risorsa grafica da utilizzare per l’anteprima di condivisione tra gli asset del sito web. Il nostro consiglio è quello di utilizzare immagini dalle dimensioni di almeno 1200 x 630 ed il cui file non superi le dimensioni di 8mb.
Per controllare che l’anteprima di condivisione del proprio link rispetti le condizioni stabilite nelle meta tag, potete utilizzare l’utilissimo debugger di Facebook.
Il linguaggio di programmazione HTML prevede un’ampia varietà di tag utilizzabili, alcune utilizzate per raggiungere lo stesso scopo, seppur in maniera diversa.
Di seguito cinque facili regole da seguire per scrivere un codice HTML che permetta la corretta indicizzazione del proprio sito web:
La struttura e la composizione degli URL di un sito correttamente indicizzato rispecchierà coerentemente la struttura della navigazione al suo interno. Eccone un’esempio pratico, estrapolato dal nostro sito:
Come potete vedere, nello screenshot la sezione visitata è quella dei servizi, e di conseguenza la struttura dell’URL di riferimento della pagina è https://nomeazienda.it/pagina. In questo caso, https://www.fontoso.it/servizi.
Come scritto nel punto 1) di questa guida, Google è il leader incontrastato sul mercato dei motori di ricerca, e per nostra fortuna offre una varietà di strumenti utilissimi per ottimizzare la performance del proprio sito, aumentandone il cosiddetto “Quality Score”, un punteggio qualitativo assegnato dall’algoritmo di indicizzazione di Google, secondo diversi criteri, alcuni non meglio specificati.
Di seguito, elenchiamo 5 strumenti che ogni Professionista SEO dovrebbe avere all’interno del proprio bagaglio tecnico per aumentare lo score qualitativo del proprio sito web:
- Keyword planning tool
Questo strumento offerto da Google è utilissimo per condurre una ricerca mirata sulle parole chiave da inserire all’interno del proprio sito. Basta inserire qualche parola di suggerimento, e l’algoritmo suggerirà nuove parole chiave correlate, indicando anche una stima relativa al volume di ricerca. É inoltre possibile geo-localizzare i suggerimenti, in modo da aumentare la coerenza dei suggerimenti con il proprio mercato e aree geografiche di riferimento.
- Google Search Console
Questa piattaforma è gratuita ed è messa a disposizione di ogni webmaster per analizzare le ricerche organiche relative alle parole chiave utilizzate sul nostro sito web. Degna di nota è anche la sezione dedicata all’inserimento della propria sitemap.xml, strumento indispensabile per suggerire ai “web crawlers” le pagine da analizzare.
Se non hai familiarità con la scrittura di un file .xml contenente una sitemap, puoi generarne una semplicemente inserendo l’URL del tuo sito web utilizzando un tool online: Generatore Sitemap.
- Google Analytics
Su questa piattaforma, è possibile monitorare i principali indicatori vitali del proprio sito web, come numero di visite, bounce rate, numero e tipologia di eventi (da impostare), conversioni etc.
All’interno del Menù amministratore, è possibile copiare la tag globale legata al proprio account Google, da inserire all’interno del proprio file HTML, come indicato qui. L’utilizzo di questa piattaforma, inoltre, è propedeutico alla verifica della proprietà del dominio del proprio sito, richiesta in fase d’accesso alla Google Search Console.
- Google My Business
Sicuramente vi sarà capitato di cercare il nome di un’attività commerciale su Google, e sicuramente avrete visto comparire questo riquadro in cima alla propria pagina di ricerca (su dispositivi mobili) oppure al suo fianco (su dispositivi fissi). Quel riquadro contiene le informazioni nel profilo Google My Business relativo all’attività commerciale oggetto della vostra ricerca.
Un profilo Google My Business correttamente verificato, da accesso ad un insieme di funzionalità che risultano molto utili al miglioramento della performance di ricerca del proprio sito.
Di seguito alcune delle principali funzionalità di Google My Business:
Gestione dei video e delle foto relative alla propria attività, anche inserite da utenti visitatori
Permette la pubblicazione di orari d’apertura, numeri di telefono e di indicazioni stradali per raggiungerci, consentendo la geo-localizzazione della nostra attività su Google Maps.
Permette la condivisione di post, figuranti tra le news di google, relativi a promozioni, eventi e/o altre iniziative di natura commerciale e/o informativa.
Consente di monitorare le recensioni inserite dai propri clienti, ed eventualmente di rispondere ad esse (pratica che noi consigliamo fortemente per migliorare l’immagine del proprio marchio).
Permette di conoscere le parole chiave utilizzate nelle ricerche dei clienti che hanno visualizzato il nostro sito web. Molto utile in fase embrionale della propria attività, per conoscere parole chiave poco considerate ma pur sempre redditizie.
- Lighthouse
Questo è sicuramente lo strumento più tecnico tra quelli elencati, e sicuramente tra i più preziosi per le indicazioni che ne possiamo trarre.
Inserendo il link al proprio sito web all’interno della barra di ricerca, sarà possibile avere un report dettagliato sulla performance della propria pagina secondo una lista di indicatori.
Molte di queste informazioni sono di natura tecnica, dunque non di immediata comprensione. Tuttavia, ne consigliamo l’utilizzo a tutti al fine di avere una fotografia dello stato di salute della propria pagina web, e perché no, magari iniziare un processo di restyling che porti ad un miglioramento degli indicatori contenuti nel report.
Sebbene questi 5 consigli non esauriscano tutti gli argomenti relativi alla performance SEO del vostro sito web, costituiscono sicuramente un ottimo punto di inizio per iniziare un processo che dovrà durare nel tempo, ma che sicuramente porterà vantaggi e benefici concreti alla vostra attività commerciale.
Per qualsiasi chiarimento o ulteriore informazione riguardo il contenuto di questo articolo, il nostro team è a vostra completa disposizione. Contattaci utilizzando l’apposito form nella sezione Contatti.